Prima ti perdi e poi ti ritrovi

Prima ti perdi e poi ti ritrovi…

Umma lampada in cemento

 

“Vaghiamo a migliaia sulla faccia della terra, illustri e sconosciuti, conquistandoci al di là dei mari la fama, la ricchezza o solo un tozzo di pane; ma mi pare che per ciascuno di noi il ritorno a casa sia come una resa dei conti.”

 

Prima ti perdi e poi ti ritrovi…

Questo è quello che diceva Bodhi a Johnny Utah.

A distanza di anni ripenso a questa frase, dopo aver letto Giorni Selvaggi  e credo che sia più corretto dire

Prima ti perdi, poi ti ritrovi e poi ti perdi ancora e ancora e ancora e all’improvviso  appare la tua strada

William Finnegan, racconta la sua vita la passione per le onde, l’ossessione, che solo chi pratica questo sport, che poi non è uno sport, può capire.

Il surf è uno stile di vita, non per tutti, forse può diventare una dipendenza per le sensazioni che crea.

Forse ci vuole una predisposizione mentale, non lo so sinceramente, so solo che se vieni attratto da questo mondo difficilmente riuscirai a liberartene.

Ed è proprio quello che Finnegan racconta nella sua biografia, Giorni Selvaggi.

Un ragazzino trasferitosi alle Hawaii che passa le sue giornate  nel magico Oceano Pacifico a perdersi tra le onde, i colori, la sabbia e gli odori sconosciuti di quel luogo.

L’adolescenza  passa e William si accorge che la vita convenzionale non fa per lui, cosi decide di lasciare tutto e partire, per dedicarsi alla cosa che ama di più il surf.

La ricerca delle onde lo spinge dall’Australia al Madagascar passando per le Figi, Sumatra e Samoa. Vive facendo qualsiasi tipo di lavoro, vuole assaporare la vita nella sua essenza più pura.

“Non cercavo l’esotismo, piuttosto l’assoluta comprensione della realtà così com’è”

Dopo anni in giro William comincia a porsi delle domande, sul suo viaggio e sulla sua vita, le risposte lo riporteranno negli Stati Uniti, prima San Francisco e poi New York, qui lavora per il New Yorker come reporter di guerra.

“A volte, il modo migliore per capire il mondo è proprio quello di perdere tempo.”

William Finnegan ha intrapreso un viaggio che lo ha portato alla scoperta di se stesso, la ricerca delle onde e del senso della vita lo hanno portato lontano.

Ascoltando il suo istinto, primordiale, si è lasciato trasportare come la tavola sull’onda. Non sapeva quello che voleva o sarebbe stato meglio per lui, ma di sicuro sapeva quello che non voleva.

Anni apparentemente vissuti senza uno scopo, hanno creato un uomo e quell’uomo ha trovato la via che  lo ha riportato a casa.

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